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Campora
Come si raggiunge:
In treno: Linea Salerno-Reggio Calabria fermata SS.FF. Pisciotta-Palinuro.
In auto: Autostrada con uscita sulla A3 Salerno/Reggio Calabria, uscita casello Battipaglia con proseguimento sulla SS.18 per Agropoli prima e sulla variante SS.18,poi, arrivati a Futani statale 447 direzione Palinuro.
Via Mare: raggiungere il porto di IV classe e Turistico di Marina di Camerota equipaggiato ed attrezzato |
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Breve storia di Campora
Per
secoli la vita di Campora è stata legata soprattutto
alla funzione di controllo che questo centro abitato
poteva svolgere sull'importante via di transito che
da Vallo della Lucania passava da queste terre per poi
proseguire per il Vallo di Diano.
Le prime notizie certe su Campora partono dal 1131 quando,
da un documento, si evince che il re normanno Ruggiero
II confermò ai padri basiliani di Grottaferrata
il possesso della torre della Grancia di Sant'Arcangelo.
Questo importante documento attesta anche che queste
terre furono donate un secolo prima ai suddetti monaci
da Guiscardo V, principe longobardo di Salerno.
Il primo nucleo abitato del paese si costituì
tra la fine del X e gli inizi dell’XI sec., intorno
al monastero di S. Giorgio di Campora, un cnobio basiliano.
Federico II nel suo atto del 1220 stabilì che
gli abitanti di Campora, come quelli di numerosi borghi
vicini, erano tenuti a partecipare alla manutenzione
del castello di Laurino.
Nel 1269, Carlo I d’Angiò concesse Castrum
campore a Mathe de Alena e successivamente a Simone
Bois.
Nel 1453 re Alfonso alienò Campora ad Alfonso
della Gonesse. Poiché quest'ultimo nel 1486,
prese parte alla congiura ordita da Antonello de Petruciis,
primo ministro di re Ferrante, il feudo passò
a Carlo Carafa, marchese di Montesarchio che lo perse
per tradimento.
Passato poi ai Sanseverino di Caiazzo, Campora seguì
sotto il loro dominio le vicende del feudo di Albanella
fino al 1532. In quest'anno diventò Signore di
Campora Alfonso Avalos d’Aquino, marchese del
Vasto.
Nel Seicento il feudo appartenne prima alla famiglia
Troilo e poi a quella dei Macedonio.
Anche Campora fu colpita dalla peste del 1656, che ne
decimò la popolazione.
Nel 1756 il titolo di marchese di Campora passò
a Scipione Loffredo.
Alla fine del secolo e per tutto il Settecento feudatari
di Campora furono Giovan Marco Bartolomeo, Scipione
e Domenico Loffredo.
Dalla consultazione dell'Onciario, cioè del catasto
del Regno di Napoli, emerge come il territorio camporese
fosse suddiviso in tante minuscole proprietà
di cui solo poche superavano i 5 tomoli. Le proprietà
più consistenti, invece, erano nelle mani del
barone Loffredo e degli enti ecclesiastici.
Anche per questa ragione, subì, tra Otto e Novecento,
una consistente flessione del numero degli abitanti
a causa di una perdurante crisi agraria.
Campora aderì alle rivolte patriottiche ed innalzò
nel 1799 l'albero della Libertà, nel febbraio
del 1821, a Campora, come nel resto del Cilento, i contadini
occuparono le terre padronali e, nella Pasqua del 1823,
la popolazione reagì violentemente al regime
poliziesco dei Borboni, ed un fervente patriota, Giovanni
Trotta, sindaco del paese, incitò i suoi paesani
alla rivolta capeggiandola con molto coraggio.
Successivamente
molti "oppositori" furono arrestati e portati
nel carcere di Salerno.
La figura centrale, però, resta quella del sacerdote
Vitantonio Feola, il cappuccino Giuseppe da Campora,
che, indomito, lottò per il trionfo delle idee
liberali, fu tra i maggiori agitatori dei moti del distretto
di Vallo nel 1848 e tra i fondatori a Stio della Società
Operaia di Mutuo Soccorso.
Ormai, soggetto scomodo venne fatto fucilare il 23 giugno
del 1863 da Giuseppe Tardio, acclamato capo brigante
di Piaggine, che non contento, lo fini con una sciabolata
al cuore.
La popolazione subì un forte calo a cavallo fra
Otto e Novecento: molti camporesi, infatti, a causa
della crisi agraria furono costretti a emigrare.
Secondo la tradizione, i camporesi si dedicano ancora
oggi all'agricoltura - in particolare alla coltivazione
dell'ulivo - e in misura minore alla pastorizia.
Da Vedere
Chiesa di San Nicola
Edificata nel 1660. A navata unica, custodisce pregevoli
statue in legno raffiguranti S. Nicola, la Madonna della
Neve, l'Immacolata e il Crocifisso. In fase di restauro
è l'organo a canne.
L'edificio è stato costruito sulle rovine del
Cenobio italo-greco di S. Giorgio risalente al IX secolo.
Interessante è il bellissimo campanile parrocchiale,
mentre nel suo interno si può ammirare l'affresco
raffigurante San Nicola di Bari, patrono del centro.
Cappella della Madonna della Neve
Risalente al 1779, è situata ad un chilometro
dall'abitato. In essa si possono apprezzare pregevoli
affreschi, anche se purtroppo deteriorati dal tempo.
All'esterno della Cappella si può ammirare una
piccola acquasantiera.
Testo tratto da P. Ebner, Chiesa Baroni e Popolo
nel Cilento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,
1982.
Fonte: Comune di Campora
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