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E' difficile immaginare le nostre coste tinte solo dei colori della macchia, ma fu così che la videro i greci provenienti da Focea, circa ventotto secoli fa, alla ricerca di approdi sicuri, boschi e campi da coltivare.
Probabilmente i Focei coniarono la radice del toponimo Cilento volendo indicare il "monte" (dal 1600 detto "Monte Della Stella") sede del culto di Cirno figlio di Ercole, mentre il territorio circostante era individuato come Italia. reve storia del Cilento.
E' difficile immaginare le nostre coste tinte solo dei colori della macchia, ma fu così che la videro i greci provenienti da Focea, circa ventotto secoli fa, alla ricerca di approdi sicuri, boschi e campi da coltivare. Probabilmente i Focei coniarono la radice del toponimo Cilento volendo indicare il "monte" (dal 1600 detto "Monte Della Stella") sede del culto di Cirno figlio di Ercole, mentre il territorio circostante era individuato come Italia.

Gli stessi greci chiamarono Palinouros (Palinuro) il promontorio "dove gira il vento"; gli stessi, abili commercianti, acquisirono i diritti sui territori costieri dagli Enotri (VII - VI sec a.C.) fondando le pòlis: Poseidonia, dai templi mirabili, Elea, dalle dotte scuole filosofica e medica e ancora l'effimera Mol-Pal che visse solo trent'anni punita, con una pestilenza, dai Mani di Palinuro ("Manes Palinuri esse placandos...", Servio).

Ancor prima di divenire Magna Grecia il Cilento fu frequentato senza interruzioni dal Paleolitico (500.000 anni fa) fino al rame e al bronzo; lo testimoniano i numerosi reperti litici rinvenuti a Marina Di Camerota, Palinuro, Capaccio, Castelcivita. A queste antiche civiltà risalgono i culti della pietra, dell'acqua e degli alberi e a ben cercare ne ritroviamo tracce nei riti religiosi tradizionali.

Nel IV sec. la scena è rubata dai Lucani (= uomini dei pascoli), bellicosi quanto operosi. Di questa civiltà ci raccontano i ricchi corredi delle loro tombe "a camera" costituiti spesso da monili in oro finemente cesellati.
Le vicende dei Lucani s'intrecciano, in un susseguirsi di eventi, con la penetrazione romana nel Cilento. Nel III sec. a.C. la Lucania divenne meta turistica di facoltosi romani che apprezzando la bontà dei prodotti rurali, vi fondarono villae (fattorie) e vici (villaggi) mentre le pòlis cambiavano nome divenendo Paestum e Velia.

Il crollo di Roma aprì le porte alle occupazioni barbariche. La "guerra gotica" tra l'impero bizantino e gli Ostrogoti (V-VI secolo) produsse un flusso migratorio di monaci greci, cosiddetti basiliani, verso le regioni meridionali della penisola. Sorsero eremi, laure, cenobi. I monaci furono di riferimento in una società, quella medievale, scossa da profondi turbamenti e il territorio si organizzò intorno ai monasteri consentendo il radicarsi di una civiltà contadina di cui ancora viviamo culti e tradizioni. Nel 568 i Longobardi, mercenari scandinavi, risolsero a favore dei bizantini le sorti della guerra per poi trasformarsi in invasori assoggettando tutta la penisola. Apportarono profonde modifiche all'assetto territoriale, istituirono il Gastaldato di Lucania dividendolo in Distretto di Lucania e di Cilento.

E' in questo periodo che le fonti storiche menzionano per la prima volta l'actus Cilenti, ossia un centro fortificato sulla vetta del Monte della Stella; siamo nell'anno 963. Nella lotta tra Bizantini e Longobardi divenne sempre più difficile trovare combattenti, sicché furono ingaggiati come mercenari prima i Saraceni e successivamente i Normanni. Certo non erano tempi tranquilli, si capisce dunque il fenomeno dell'incastellamento che vide sorgere sulle colline cilentane, rocche e castelli a difesa delle comes (contee).
Nel sec XI i manieri meglio fortificati erano: Camerota, Montelmo di Licusati, S.Severino di Centola, Novi Velia, Laurino, Roccagloriosa.

I Normanni giunsero a Salerno nel 1004 capeggiati dal bellicoso Roberto il Guiscardo, egli seppe inserirsi abilmente tra Longobardi e Bizantini soggiogando in breve tutto il Cilento. I nuovi dominatori operarono profonde riforme sociali e religiose. Imposero il sistema feudale e crearono le Universitas Civium che se da una parte garantirono maggiori diritti al popolo nei confronti dei signori feudali, dall'altra consentirono un accentramento di poteri e dunque la nascita di una burocrazia che impedirà per secoli nel Cilento, come in tutto il meridione, le necessarie innovazioni. Per contro nel Nord della penisola sorgevano i Comuni, istituzioni ben disciplinate di liberi imprenditori.
Nel 1054, in seguito allo scisma tra Roma e Costantinopoli, i Normanni trasformarono il rito sacro da greco a latino, ponendo il Cilento quale cerniera tra il monachesimo occidentale (con lingua latina) e quello orientale (con lingua greca). Favorirono il monachesimo benedettino permettendo all'abbadia di Cava dei Tirreni di estendere il suo dominio su tutto il Cilento. Normanna fu la famiglia Sanseverino, protagonista per circa cinque secoli della storia cilentana; a lei si deve tra l'altro l'edificazione della monumentale Certosa di S.Lorenzo in Padula.

Gli anni dal 1189 al 1504 videro l'alternarsi dell'egemonia Sveva, Angioina e Aragonese, ciascuna eresse le proprie fortificazioni, ciascuna impose una dominazione tra le più parassitarie, passive ed ottuse che si possa immaginare. Il Cilento sprofondò in una grave crisi economica privo anche dell'ausilio dell'agricoltura poiché prevalentemente montuoso. Le sofferenze dei cilentani furono accentuate dalle scorrerie dei barbareschi che per secoli (iniziarono dal IX i Saraceni) saccheggiarono i villaggi facendo schiavi tra la gente. Per arginare tale flagello il viceré di Napoli don Pedro Alvarez da Toledo (dal 1504 il Regno di Napoli è governato dagli Asburgo di Spagna) ordinò la costruzione di una catena ininterrotta di torri costiere; nel Cilento ne furono edificate 57, tutte pagate... dal popolo. I secoli XVIII e XIX furono portatori di grandi movimenti intellettuali che fecero breccia nell'animo scettico del cilentano e così vediamo emergere a Vatolla Giovanbattista Vico, un grande esponente dell'Illuminismo riformatore; mentre nella storia del Risorgimento il Cilento ebbe un ruolo centrale sollevandosi contro l'oppressione borbonica nel 1820, nel 1828 e nella spedizione di Sapri del 1857. Il tributo di sangue fu grande come ricordano, fra i tanti, il sacrificio di Antonio Maria De Luca, di Costabile Carducci e di Carlo Pisacane.
Finché nel 1860 Garibaldi riuscì nell'impresa di congiungere il meridione all'Italia.

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dichiarato dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità, offre una natura incontaminata e una varietà di ecosistemi unici al mondo. Si aggiungano una tradizione secolare di ospitalità ed una vasta gamma di prodotti tipici che caratterizzano la sua gastronomia, una produzione di olio di oliva e di vino la cui genuinità è apprezzata ovunque per convincere chiunque a visitare e a soffermarsi in queste terre così ricche di storia e di cultura.

 


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