|
Centola ( include Caprioli e San Severino )
Come si raggiunge:
In treno: Linea Salerno-Reggio Calabria fermata SS.FF. Pisciotta-Palinuro.
In auto: Autostrada con uscita sulla A3 Salerno/Reggio Calabria, uscita casello Battipaglia con proseguimento sulla SS.18 per Agropoli prima e sulla variante SS.18,poi, arrivati a Futani statale 447 direzione Palinuro.
Via Mare: raggiungere il porto di IV classe e Turistico di Marina di Camerota equipaggiato ed attrezzato |
|
|
» Tutte le informazioni sul Karate Club di Centola del Maestro Alfonso D'Angelo
» San Severino di Centola - Saperi e Sapori 2007: tutte le immagini della manifestazione culturale
» Centola - Saperi e Sapori: manifestazione gastronomica e culturale
» Giornata sull'agricoltura del cilento per i bambini della scuola elementare
TELECilento - I video più belli di Palinuro |
|
Centola è uno degli 80 Comuni presenti nel Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano abbraccia
la parte meridionale della provincia di Salerno, tra
il fiume Sele e il confine con la Calabria e la Basilicata.
Esso si estende su un'area di 181.975 ettari, è
percorso da sei fiumi ( Sele, Tanagro, Calore, Bussento,
Lambro e Mingardo ) e comprende vari rilievi montuosi:
il Monte Stella, il Monte Sacro ( Gelbison ), il Monte
Bulgheria, gli Alburni, definiti 'le Dolomiti del Sud'
e il Cervati, noto sia perché con i suoi 1898
metri è il più alto della Campania, sia
perché fra i suoi faggi vivono il lupo e l'aquila
reale, due specie in via di estinzione. Il Parco del
Cilento e
Vallo di Diano è considerato un parco atipico
perché non comprende solo ambienti naturali ma
anche molti paesi abitati.
Il capoluogo e le frazioni
Centola, capoluogo del Comune, situato a circa 300 metri
sul livello del mare, offre come attrazioni una torre
campanaria dell'893, il Convento dei Cappuccini (1619)
e la Chiesa di San Nicola di Mira, costruita in stile
barocco e inaugurata nel 1617. Ma la caratteristica
principale del paese è quella dei vicoli che
percorrono il centro storico in lungo e in largo.
San Severino si trova all'interno del Comune, in una
vallata presso il fiume Mingardo. In alto, a strapiombo
sul fiume, questa frazione conserva un Borgo Medievale,
meta di centinaia di turisti.
Risalendo in collina, troviamo Foria, un paesino che,
anche se molto piccolo, è diviso in quattro casali:
Casal di Basso, Casal di Mezzo, Casalicchio e Casal
di Sopra. Qui c'è un antico palazzo medievale
che purtroppo ha perso in gran parte l'originaria struttura.
Un po' più a nord, ma sempre in collina sorge
San Nicola, recentemente costruito intorno all'antico
borgo distrutto da una frana alcuni anni fa.
Dalla collina, spostandoci verso il mare raggiungiamo
Palinuro, rinomato centro balneare, conosciuto per il
suo mare azzurro e incontaminato, le sue spiagge immense
e la sua costa ricca di promontori e stupende grotte
calcaree.
Storia di Centola
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476),
la tribù barbara degli Ostrogoti occupò
gran parte dell'Italia del Sud, compresa la città
della Molpa. L'imperatore Giustiniano d'Oriente, rimasto
l'unico padrone dell'Impero Romano, per scacciarli inviò
in Italia il generale Belisario. Così, nel 547,
Belisario,con lo scopo di liberare la Molpa dagli Ostrogoti,
saccheggiò e incendiò la città,
distruggendola e costringendo i superstiti alla fuga.
Alcuni dei superstiti, in numero di cento, raggiunsero
le colline e si stabilirono ai piedi della montagna
delle Fontanelle, in un posto riparato e sicuro, detto
Vallone. Dal numero dei fuggitivi che diedero vita al
nuovo nucleo abitativo, questo luogo fu chiamato 'Centula'.
Centola nacque sotto la dominazione bizantina di Giustiniano
ma, dopo appena undici anni, passò sotto la dominazione
longobarda; vide poi susseguirsi le dominazioni dei
Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi,
degli Spagnoli e dei Borboni.
Durante
il periodo longobardo Centola si ingrandì notevolmente
e il suo sviluppo avvenne intorno alla Badia di Santa
Maria degli Angeli, della quale oggi non resta più
nulla. La Badia sorse come eremo fra il 515 e i 530
ad opera di monaci basiliani. Divenne Badia nel 750
e i suoi monaci continuarono a seguire la regola di
San Basilio, la quale voleva che alla preghiera si unisse
il lavoro. Pertanto crearono scuole, orfanatrofi, ospizi,
un mulino, un frantoio, un monte di credito, , vaste
piantagioni di ulivi euna biblioteca ricca di manoscritti,
svolgendo così un ruolo di guida sia nella vita
spirituale che nella vita sociale di Centola.
Successivamente, fino al periodo del Risorgimento, abbiamo
poche notizie che riguardano Centola. Intorno al 1250,
durante il periodo svevo, Centola divenne 'Universitas'.
Allora il termine 'Universitas' non indicava un istituto
di cultura ma il complesso di persone che formano una
comunità. L' 'Universitas' di Centola godeva
di una sua autonomia amministrativa, aveva un suo Statuto,
un 'Sindicus' eletto dai cittadini, un proprio giudice,
un 'baglivo' che amministrava la giustizia e un 'baiulo'
al quale erano affidate le terre demaniali. Inoltre
ricordiamo che Centola, la Molpa e Palinuro furono più
volte attaccate e saccheggiate da pirati turco-saraceni
provenienti dal mare. Per difendersi dalle scorrerie
di questi pirati, fra il 1550 e il 1600, furono realizzate
lungo la costa del Comune una serie di torri, tutte
ancora in buone condizioni: il Fortino, la torre del
Capo, la torre Formica, la torre Mozza o del Monaco,
la torre del Mingardo, la torre di Calafetente e quella
di Chianofaracchio.
Il
Risorgimento centolese
Nel 1828 gli abitanti di Centola parteciparono alla
rivolta del Cilento del 1828. La rivolta iniziò
la notte tra il 27 e il 28 giugno 1828 col disarmo della
Guardia Urbana di Centola. Gli insorti proseguirono
poi per Palinuro con lo scopo di impossessarsi di 1500
fucili, 12 cannoni e numerose munzioni custoditi nel
Fortino. Trovarono solo qualche fucile e della polvere
avariata: i Borboni, avvisati da qualcuno, avevano fatto
portare via tutto l'arsenale. I ribelli non si persero
d'animo, raggiunsero la piazza di Palinuro e lessero
'Il Proclama di Palinuro', un manifesto in cui reclamavano
una costituzione capace di garantire la libertà
e la giustizia sociale. Da Palinuro proseguirono poi
per Foria ed altri paesi dei dintorni. La rivolta non
ebbe esito positivo, fu crudelmente domata dal maresciallo
Del Carretto, inviato dal re Francesco I di Borbone.
Tra i condannati ci furono Pasquale D'Urso, Filippo
Passarelli e Tommaso Imbriaco di Foria.
Testi storici a cura del Prof. Giovanni CAMMARANO
(Palinuro)
La foto del ponte illuminato è di Paolo FERRARIO
(Palinuro)
|