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Rofrano
Come si raggiunge:
In treno: Le stazioni ferroviarie della linea Napoli-Reggio Calabria più vicine sono Vallo della Lucania e Sapri, collegate a Rofrano tramite un servizio di autobus.
In auto: Seguendo l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, uscire allo svincolo di PADULA-BUONABITACOLO e seguire le indicazioni per Sanza - Rofrano. Provenendo da Salerno lungo la variante alla s.s.18 uscire a Futani e seguire le indicazioni per Laurito - Rofrano.
In aereo: l'aeroporto più vicino è quello di Napoli Capodichino |
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Breve storia di Rofrano
L’origine dell’odierno abitato di Rofrano si può verosimilmente collocare intorno all’anno mille. Il nucleo urbano originario sorse a ridosso dell’insediamento religioso costituito dalla basilica e dal convento che ospitava una comunità di monaci Basiliani.
Quest’ordine monastico si insediò già nella metà dello scorso millennio, in molte località del Centro e del Sud Italia, dando origine a numerosi agglomerati urbani. Testimonianze della presenza dei Basiliani ci sono pervenute sia attraverso la esistenza di edifici di culto più o meno ben conservati, sia attraverso gli usi agricoli e i costumi culturali e religiosi delle popolazioni dei territori una volta abitati dai monaci provenienti dalle terre d’Oriente.
Nell’insediamento basiliano di Rofrano, l’elemento nodale della composizione, come spesso accadeva, era la basilica collocata alla sommità di un poggio alle falde del quale si è sviluppato il centro abitato. L’edificio originario sorgeva su un alto podio che costituiva una terrazza artificiale realizzando una composizione assimilabile a quella del tempio greco sia per la presenza del podio (stilobate), e sia per il rapporto che l’edificio stabilisce con il paesaggio naturale.
L’attuale Santuario che sorge al posto della basilica originaria è stato sottoposto a vari interventi di restauro. Tuttavia, è possibile rievocare l’immagine di spazio "mistico" proprio degli edifici di culto orientali, come è possibile ricostruire l’impianto generale dell’antico edificio attraverso le analogie che si instaurano con basiliche di identica origine e meglio conservate, quali la Cattolica di Stilo in Calabria, o come SS. Giovanni e Bacco in Turchia.
L’edificio originario doveva essere a pianta centrale a croce greca con un avancorpo in corrispondenza dell’ingresso a formare un atrio (nartece). Lo spazio interno doveva essere definito da quattro pilastri collocati ai vertici di un ipotetico quadrato che descriveva lo spazio centrale della basilica (naos) coperto a cupola, ai lati da due deambulatori o navatelle ed in asse con l’ingresso doveva esserci una conca absidale il cui orientamento non era quello canonico diretto ad oriente ma spostato più verso nord.
Questo tipo di basilica era destinata ad accogliere lo svolgimento di funzioni religiose di rito greco in cui il clero officiava il rito nell’ambiente centrale mentre il popolo di fedeli prendeva posto nelle navate laterali.
All’interno della basilica sono conservati un crocefisso ligneo del XV sec. ed una statua della Madonna con bambino che attinge al culto di Hera Argiva, la madre che nutre il bambino e si prodiga per la sua crescita.
Nella zona a sud est della terrazza realizzata dalle poderose opere murarie ancora in parte visibili, sorgeva il complesso conventuale con il chiostro e gli orti ancor oggi esistenti. Del complesso religioso si conserva l’impianto generale; il convento è stato sostituito, nelle epoche successive dai palazzi delle dinastie baronali succedutesi alla guida del feudo di Rofrano nel corso dei secoli.
L’agglomerato urbano, che sorse intorno all’insediamento religioso, costituiva il centro direzionale e di scambio e si sviluppò alle falde del poggio degradante verso l’alveo del fiume Faraone. Successivamente l’abitato fu cinto da mura munite di 3 porte: ad est Porta S. Antuono, a sud Porta Vallone ed ad ovest Porta del Leccio. La Porta S. Antuono era munita di una torre cilindrica di guardia; sull’arco della porta esiste una epigrafe in cui si ricordano gli ufficiali e i serventi partiti da Rofrano per la seconda crociata, offerti come tributo dalla collettività a Ruggero II che concesse, con l’emissione di una bolla, il feudo di Rofrano nel 1131 alla comunità di monaci Basiliani.
Il nucleo storico di Rofrano conserva l’assetto urbanistico originario della rete di vie e scale che creano un sistema complesso di collegamenti che distribuiscono gli edifici ai vari livelli
Rofrano, per la sua posizione baricentrica fra i centri costieri e le vette più elevate del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, rappresenta la base ideale per diverse mete di visita. Il Massiccio del Cervati, il tetto della Campania con i suoi 1.898 mslm, offre scenari naturali affascinanti e coinvolgenti. Spettacolari fenomeni carsici si sviluppano lungo le aspre pendici dando vita a gole, inghiottitoi, forre e sorgenti dalle limpide e fresche acque.
Alcune di queste emergenze sono presenti nel comprensorio dell’Alta Valle del Mingardo mentre altre sono raggiungibili in brevissimo tempo da Rofrano. Ne sono esempi le imponenti ed oscure forre scavate dal Fiume Faraone o Mingardo nei calcari e nelle più tenere litologie del flysch del Cilento con impareggiabili giochi di luce riflessa nei salti d’acqua; la Grava di Vesalo, imponente condotto ipogeo in cui spariscono le acque del Torrente Milenzio dopo un salto nel vuoto di circa 100 metri; l’Affondatore di Vallivona pozzo carsico che si apre all’interno di una valle di deposito glaciale; manifestazioni evidenti dell’azione dei ghiacciai sommitali presenti oggi come relitti morfologici e visibili sulla vetta del Cervati, propongono emozioni ineguagliabili.
Emozioni accresciute dalle altre variegate dotazioni naturalistiche del territorio: le mutevoli colorazioni stagionali dei boschi di cerro e di castagno alla quote basse e del bosco di faggio alle quote più elevate, la percezione dei radi abeti e dei tassi testimoni di una presenza ormai rarefatta, gli eleganti cromatismi delle tante specie di orchidee spontanee, le essenze officinali, le evoluzioni regali di rapaci diurni che si librano in volo dalle alte rupi, la rara lontra ed il fiero lupo, i mustelidi minori... In altre parole, la wilderness di questa parte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano si offre al visitatore in modo franco, senza mediazioni.
Fonti tratte da: www.comune.rofrano.sa.it
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