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Il miracolo di Sant'Antonio di Padova
Venerato nella cappella del Porto di Palinuro
La mattina del 25 settembre 1949, partirono dieci barchette a remi, per la pesca del pese spada, dalle coste di Palinuro.
Questa pesca, costituiva un evento importante per il paese, in quanto apportava un po’ di benessere economico per le famiglie.
I pescatori contenti per la giornata che si presentava serena, andarono sicuri verso il largo con le loro “Coffe” (metodo per la pesca del pesce spada) a bordo.
Le ore passarono, ma ad un certo punto videro avvicinarsi una nuvola, potevano essere le quattro del pomeriggio, non si ha la certezza dell’ora perché i marinai non avevano orologio, ma si orientavano guardando il sole.
I pescatori, impauriti, tolsero le “Coffe” per potersi ritirare in fretta, in caso di tempesta.
Il mare, che è pieno di insidie, trascinò la tempesta che subito si manifestò nella sua furia, i pescatori tirarono tutto a bordo senza preoccuparsi degli ami e velocemente e con tanta difficoltà remarono verso la costa che rappresentava in sé già il porto.
Intanto, i familiari dei pescatori, preoccupati per la tempesta che si era scatenata anche sulla terra ferma, erano scesi giù alla marina per aspettare il rientro delle barche, e come ogni volta quando l’uomo teme, quando è insicuro, quando vede solo affanno, essi chiesero aiuto a un Santo che si trovava nella chiesetta del porto.
Il Santo, una piccola statua, che rappresenta l’immagine di Sant’Antonio fu posta sul muretto difronte al mare, anch’egli ad aspettare il rientro delle barche.
Il mare si ingrossava sempre di più, le onde sembravano cattivi giganti, le speranze scemavano già, quando le barchette affrante, approdavano tra i flutti nel porto.
La gioia scatenata, subito si affievolì quando un marinaio, Il Quartigliere si accorse che mancava il piccolo gozzo di Mauro e salvatore, spersi tra le onde chissà dove, e subito ricordarono che quel gozzo era molto più al largo di loro.
Che fare?
Un motopeschereccio, spinto dalla disperazione delle donne, pensò di uscire tra la tempesta per cercare di ritrovare i due dispersi.
Ma dove cercare?
La madre del Quartigliere, allora, incitò il figlio a tornare in mare, poiché egli conosceva meglio il punto dove era rimasto il gozzo.
Il motopeschereccio partì, mentre tutti continuavano a pregare il piccolo Santo che magari ai loro occhi appariva muto e indifferente.
Dopo tante miglia e tante voci per richiamare i dispersi all’attenzione, nessuna risposta: solo il nero mare.
Era già in loro il pensiero del ritorno, data la ricerca infruttuosa quando una piccola luce fioca attirò il loro sguardo.
Una luce nel mare in tempesta?
Il Quartigliere la vide subito esclamò:-
Una luce, vedo una luce!
Gli altri dubbiosi : - una luce!?
Senza che il gozzo abbia lanterna, né lume; eppure la luce li guidò ad andare verso essa sempre più speranzoso, sembrava impossibile, ma come una piccola stella, essa li chiamava, e fiduciosi le andarono incontro.
Arrivarono alla luce e qui li videro stretti ai loro remi, stremati, con l’acqua alle ginocchia, la barca piena di pesci e di acqua.
Li issarono con forza sul motopeschereccio e legarono il gozzo ad esso e con il fratello cercato e ritrovato intrapresero la via del ritorno.
Là giunti, trovarono la gente tutta affannata e stanca ma, felice, ringraziava quel piccolo Santo che aveva voluto riportare a riva i pescatori di Palinuro.
E da quel 25 settembre la gente non può non omaggiare quel piccolo grande Santo che aveva mandato quella luce come una stella.
E così si venera Sant’Antonio con una grande festa, “Mentre l’estate declina i sui raggianti colori in quelli tenui e riposanti dell’autunno, come l’Uomo che dopo la tempesta riposa nel porto sicuro della fede”.
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