Nel Cilento, area parzialmente ricoperta ancora oggi da boschi e foreste, rinomata e copiosa è anche la produzione di castagne. La varietà più famosa è il cosiddetto Marrone di Roccaspide, la cui produzione annua si aggira mediamente sulle 4.000 tonnellate.
Le castagne erano un tempo mangiate sia dai ricchi che dai poveri, sia utilizzati come ingredienti per la preparazione di raffinate ricette, sia mangiati soli, importanti nella dieta anche dei poveri per il loro alto valore nutritivo. Dai marroni si ottiene una farina che ha il vantaggio di conservarsi a lungo senza deteriorarsi e, perciò, adottata sin dal tempo dei romani come scorta per gli eserciti in caso di guerra.
Si pensa che la pianta sia stata introdotta in Italia proprio dai Romani, ma solo nel Medioevo l'infaticabile lavoro dei monaci rese possibile la coltivazione su vasta scala.
Preziosi manoscritti, conservati nell'archivio della Badia di Cava, documentano infatti l'esistenza di castagneti nel Cilento già nel 1184-84. I castagneti di Roccadaspide erano infatti posseduti dalla Badia, che aveva nominato per la loro gestione un apposito amministratore presente sul posto.
Tra i numerosi castagneti del Cilento ritrovati negli archivi della Badia si segnalano anche quelli essitenti nel "castrum Aquefrigide" del Cilento, e quelli di San Mauro Cilento.
Anche i monaci Basiliani contribuirono alla diffusione della coltivazione del castagno in alcune aree del Cilento: ritrovamenti archeologici in agro di Moio della Civitella e Gioi Cilento (convento dei monaci Basiliani) e la presenza di una pianta di castagno stimata in 700-800 anni di vita costituiscono una significativa testimonianza dell'importanza che il castagno ha assunto in questa zona fin dai secoli passati.
Alla fine dell’ ’800, gli alberi maestosi e secolari furono abbattuti o capitozzati e su di loro venne innestato materiale di propagazione delle cosiddette "Castagne ra Rocca" ora nota come il "Marrone di Roccadaspide".
Il Marrone di Roccaspide, date le sue principali caratteristiche organolettiche, viene utilizzato principalmente per la lavorazione e produzione di derivati, mentre solo il 10% circa viene consumato fresco.
La zona di produzione è localizzata oltre che nel territorio comunale di Roccaspide, nell’area che comprende i monti Alburni, il bacino del torrente Calore e una buona parte del Cilento, e si estende su una superficie di circa 5.000 ettari.
La raccolta dei marroni avviene nel tardo autunno, da Ottobre a Dicembre.
Al fine di aumentare la conservabilità del prodotto, già di per sé elevata, la tradizione della zona prevede che le castagne vengano immerse in acqua fredda all'interno di recipienti di legno. Questa operazione, denominata curatura, ha una durata di nove giorni durante i quali va effettuato periodicamente il cambio parziale o totale dell'acqua. Dopo la curatura i frutti, attentamente selezionati, vanno sistemati in locali arieggiati e successivamente disposti in strati facendo uso di sabbia fine ed asciutta in modo da mantenere inalterate le loro caratteristiche.
La denominazione IGP per il Marrone di Roccaspide
Il Ministero delle Politiche Agricole ha riconosciuto la protezione transitoria nazionale (D.M. 14 febbraio 2005 - G.U. n. 53 del 5/03/05). Le castagne provengono da tutta la Valle del Calore, dagli Alburni, dai numerosi comuni cilentani come Castel San Lorenzo, Felitto, Magliano Vetere, Stio Cilento, … I marroni con denominazione IGP sono tutti ottenuti da piante coltivate ad un'altitudine superiore ai 250 m/slm. Le varietà coltivate sono prevalentemente l'Abate e la Nzerza.
Per ulteriori informazioni:
» Cooperativa Agricola produttori "Il Marrone" - Roccaspide
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